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Fiorenza (17 gennaio 2008).
Gli scritti di Martinelli sono, come è inevitabile che sia, intrisi di montagna. Non c'è praticamente riga che non ci rimandi un paesaggio, un odore, un colore, una sensazione connessa con i suoi monti.
Eppure credo che definirlo scrittore della montagna sia riduttivo. Il vero paesaggio che ci mette davanti è il suo paesaggio interiore. Perché la montagna è per lui il luogo del più profondo contatto con se stesso.
Il suo è un approccio minimalista. All'arrampicata d'assalto di certo alpinismo puntato sui record, Martinelli contrappone un lento camminare fra le vette di casa, conosciute sasso per sasso, albero per albero. E' sempre il medesimo diorama che scorre nelle sue pagine: il Passo Buole, lo Zugna, il Jocolle, il Levante, il Cingelle, il Mezzana. La chiostra di monti che racchiude la Vallarsa. Ossa delle sue ossa.
Ci sono pagine che scorrono come l'acqua nei suoi libri. I miei preferiti sono quelli del ciclo del signor Broz, che amo per la totale sincerità dell'occhio che guarda, per la nudità sapiente del mezzo espressivo, e per un delizioso senso dell'umorismo che li pervade tutti."

Mauro a proposito di Mario.
Narratore autentico, capace di restituire le atmosfere rarefatte e le tinte vivide dei paesaggi di montagna e dei loro protagonisti tenaci e instancabili, è conosciuto dal pubblico per i suoi “piccoli esperimenti” letterari che mettono al centro aspetti e temi inediti relativi al rapporto uomo-montagna.
Cogliendo quotidianamente tutte quelle dimensioni di essenzialità e di semplicità che caratterizzano l’ambiente montano, rappresenta la “sua montagna” come opportunità di esplorazione e compimento interiore, oltre che di conoscenza, dove ci si sente maternamente protetti, invitati e guidati lungo quei sentieri che custodiscono le ultime tracce e testimonianze tipiche di quel mondo arcaico, probabilmente destinato a scomparire per sempre.
I suoi racconti di straordinaria intensità portano, attraverso il linguaggio delle emozioni, ad avvicinarsi alla montagna come luogo nel quale il fascino della vita semplice, la sua gente, la vertigine di una ritrovata nostalgia accendono il sentimento del lettore.

 
Martina (10-10-2006) a proposito di "Il mondo di Alfio Skorzan".
Alfio conduce una vita silenziosa e solitaria. La solitudine è per lui una ricchezza, un incessante esercizio di conoscenza di sé. Il suo unico legame è la Montagna, la sua unica compagnia la lettura. Nelle passeggiate tra i boschi o lungo le creste dei campi si abbandona alla meditazione, lascia lievitare lo spirito oltre le cime, oltre le creste degli alberi, fino a perdere contatto con la materialità e la quotidianità delle cose. Un mondo di piccole gioie, di equilibri sottili, di armonia con la natura e con il proprio Sé. In questo mondo fa la sua improvvisa comparsa la signorina Antea, proveniente da una grande città, ma che è nata e ha trascorso l’infanzia in montagna. Seguendo i sentieri di Alfio e i suoi racconti, sui monti di Arbo la donna riscopre la purezza di un antico vincolo con quella terra e quel paesaggio, si lascia trasportare dal fascino della vita semplice, dalla vertigine di una ritrovata nostalgia. Sarà il fuoco di un bivacco e il suo silenzio crepitante a produrre un abbraccio intenso, ad accendere un sentimento sopito, un sogno a occhi aperti, una storia d’amore. La Montagna come leva del sentimento, luogo di emozioni, è descritta a tinte vivide. La prosa di Martinelli sembra cogliere la nettezza di ogni riflesso luminoso, di ogni diradante sfumatura e rimanda ai tratti impressionisti dei grandi scrittori di montagna.
 
Michele (10-11-2006) a proposito de "Il ritorno del signor Broz".
Era di forgia grossolana, il signor B., e aveva appreso per conto suo a far fronte ai cupi momenti di nichilismo che gli capitarono, in tutta la loro solida forza annientatrice, nel corso della sua laboriosa, e non troppo comoda, vita. Aveva imparato ad osservare e ad … assimilare, con l'aiuto dell'ironia, ogni sfaccettatura della realtà. Come a scoprire un tesoro nascosto, aveva trovato in sé stesso, nella sua forgia grossolana, una naturale predisposizione al buonumore, alla semplicità di sentimenti, alla gioia per le piccole cose. E si era diretto sempre verso le sfumature di pace, bellezza, amore, usando le indicazioni che aveva fortunatamente scoperto nel proprio cuore. La vita gli diede fatiche e sofferenze, distacchi, dolori, ma anche grandi gioie, inesprimibili piaceri dell'anima e … quella "vertigine", quell'eccitamento che derivava dalla … "brama di vivere". Se doveva essere onesto, era con profonda gratitudine che riconosceva quanto la vita fosse buona e generosa con lui
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La ricchezza e la completezza del semplice, puro momento di quiete - di che cos'altro si può avere bisogno? Forse, solo di un luogo in cui sprofondare nell'incantevole paesaggio, fino a fondersi con esso divenendone uno degli elementi essenziali. Uno degli elementi più importanti, giacché siamo noi gli occhi della natura. La natura si guarda, si osserva e si ammira attraverso di noi, mediante i nostri occhi.

Mario Martinelli, "Finalmente l'inverno"

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